sabato 9 marzo 2013

Crisi economica e possibilità di crescita

L'enorme debito pubblico (2.200 miliardi di euro, oltre interessi, a Settembre 2012), l'elevata spesa pubblica italiana (813 miliardi nel 2011), l'elevata sproporzione tra lavoratori (23 milioni di cui 5 milioni dipendenti pubblici e 4,5 milioni precari con reddito da sussistenza) contro pensionati e inattivi (38 milioni di cui 16 milioni di pensionati) presenta uno scenario catastrofico della situazione economica italiana nonché una premessa negativa non solo al risanamento dell'economia italiana ma alla stessa speranza di crescita futura.
Soprattutto se si pensa che le principali voci di spesa sono costituite da retribuzioni ai dipendenti pubblici (25,3%), prestazioni sociali (45,3%), interessi sul debito pubblico (11,5%), non rimangono che briciole per gli investimenti fissi (4,7% ) e contributi (13,2%).
Poche le speranze di miglioramento anche con l'attuale "politica dell'urgenza" di questo governo tecnico che di fatto sta creando ulteriore recessione operando più con tagli ai servizi, riduzione delle deduzioni e detrazioni fiscali ed un aumento generale della tassazione anziché eliminare sprechi e privilegi. Con questa logica non è affatto utopistico prevedere nel prossimo futuro la sostanziale riduzione degli incentivi fiscali per il risparmio energetico.
È ormai evidente che il rallentamento degli ultimi anni dell’economia Italiana non ha origini unicamente congiunturali legate all'andamento generale delle economie mondiali, bensì strutturali proprie del "Sistema italia". Inoltre la perdita di posizioni della nostra economia non ha coinciso con un aumento del potere d’acquisto delle famiglie italiane, come invece è accaduto in passato, ma al contrario il loro benessere sta scendendo a conferma delle difficoltà in cui versa il nostro sistema in generale.
Le attuali forze politiche di governo sostengono che la nostra posizione di svantaggio nasca dalla scarsa concorrenza, rigidità del mercato del lavoro o carenze dei mercati finanziari, e su questi temi si sono focalizzati le ultime riforme del mercato del lavoro. In realtà questi fattori, per quanto penalizzanti, non possono spiegare da soli il declino visto che sono presenti anche in maniera più pronunciata in altre economie occidentali più performanti della nostra.

A mio avviso il problema principale dell’Italia è mostrato con evidenza dai dati della spesa pubblica (
http://www.governo.it/GovernoInforma/spending_review/documenti/Revisione_spesa_pubblica_20120508.pdf
), la quale non solo ha accumulato un debito mostruoso i cui soli interessi (oltre 100 miliardi di euro anno) rappresentano oltre il 10% del PIL, ma è strutturata per mantenere spese insostenibili per la crescita come milioni di pensioni (incidenza 32% del PIL) computate sul sistema retributivo anziché contributivo, un elevatissimo numero di dipendenti pubblici per lo più inutili o inefficienti e una spesa sanitaria mostruosa che assorbe oltre il 37% delle entrate e che nella contabilità dei governi regionali raggiunge mediamente il 70% della spesa complessiva.
Se a ciò si aggiunge il fatto che i giovani, per lo più disoccupati o con contratti a termine, non hanno possibilità di accesso al credito (accesso tra l'altro reso difficoltoso anche per le imprese già avviate), hanno bassi redditi che non li consentono di sostenere autonomamente una vita indipendente atta a formare una famiglia (se non fosse per l'immigrazione straniera -a bassa istruzione- avremmo una natalità in deficit di una generazione), si potrebbe affermare che l'Italia è in una situazione fallimentare con scarse possibilità di crescita.

Come è possibile allora innescare il circolo virtuoso di crescita economica e tecnologica?

Sicuramente è necessario un cambio di mentalità della politica, ovvero del suo elettorato (ormai prevalentemente costituito da pensionati), che abbia il coraggio di eliminare i diritti acquisiti a danno delle future generazioni, eliminare gli sprechi, ridurre la pressione fiscale alle imprese, riprendere il controllo dell'emissione della moneta e del suo potere di acquisto, sostenere la ricerca scientifica e migliorare il sistema dell’istruzione. Su questo ultimo punto è necessario fornire più laureati specialmente nei settori scientifici e tecnologici favorendo una preparazione generale, ad ampio orizzonte, anziché troppo specifica dato che oggi le condizioni di lavoro mutano rapidamente ed è quindi richiesta una certa adattabilità.

Dati ISTAT titolo di studio popolazione italiana nel 2011

Personalmente non credo che ciò avverrà a breve termine, infatti lo stesso "governo tecnico", ormai alla fine del suo mandato, si è rivelato incapace di attuare le riforme necessarie, però credo anche che, così come avviene in natura, anche nella società vi siano cicli di "morte e resurrezione", al più è necessario attendere l'inevitabile autodistruzione di questo sistema politico dalle cui ceneri non potrà che nascere una politica migliore a cui storicamente forse seguirà un ulteriore declino se chi governerà continuerà ad avere un "orizzonte" limitato alla vita dei suoi elettori, per lo più pensionati.

Dati ISTAT prestazioni pensionistiche erogate nel 2010
 
Dati ISTAT distribuzione e reddito pensionati italiani

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